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20 set
Pasquale Amato _ Storia d'Europa _ Visualizzazioni: 60973

Pasquale Amato – L’ACCORDO DE GASPERI-GRUBER DEL 5 SETTEMRE 1946. UN ESEMPIO DI EQUILIBRIO E DI SAGGEZZA*

Pasquale Amato – L’ACCORDO DE GASPERI-GRUBER DEL 5 SETTEMRE 1946. UN ESEMPIO DI EQUILIBRIO E DI SAGGEZZA*

Il 5 settembre 1946 venne firmato a Parigi - nell'ambito della Conferenza di Pace - l'Accordo De Gasperi-Gruber. Il testo dell'accordo venne poi incluso nel Trattato di Pace italiano del 10 febbraio 1947.

Fu una saggia soluzione del problema apertosi dopo la Prima Guerra Mondiale quando - nella Conferenza di Pace di Versailles del 1919 e nel successivo Trattato di Saint Germain - era stato assegnato all'Italia il territorio del Sud Tirolo col nome italiano di Alto Adige. Essendo impossibile motivare l'annessione sul piano etno-linguistico (il territorio era abitato in grande prevalenza da popolazioni di lingua germanica, esclusa un’area dove si parlava il ladino) era stata scelta l’opzione militare della difesa dell'Italia garantita dal valico del Brennero.   

L’annessione era stata mal digerita dalla maggioranza germanofona. Ma con l’avvento del fascismo la situazione si era inasprita. Dal 1927 erano stati progressivamente sostituiti i toponimi con il corrispettivo in italiano; i cognomi erano stati tradotti o italianizzati nell’ambito di una campagna di “reintegrazione italica”; era stato incentivato il trasferimento di italiani dalle aree limitrofe alle città di Bolzano, Bressanone e Merano grazie a nuovi insediamenti industriali con migliaia di posti di lavoro; era stato vietato l'uso della lingua tedesca in Uffici, scuole, ospedali, e negozi, mentre si era intensificata  Infine nel 1939 – con l’accordo tra Mussolini e Hitler - era stata imposta agli abitanti di lingua tedesca la scelta tra due opzioni: il trasferimento nella “Grande Germania” o la permanenza come semplici cittadini italiani senza appartenenza a una minoranza. Erano stati strappi dolorosi e traumatizzanti. E avevano scavato un solco ancora più profondo tra la popolazione sud-tirolese di lingua tedesca e lo Stato italiano.

La Repubblica di Salò acuì le tensioni con un ribaltamento sfavorevole alla componente di Lingua italiana, minoritaria in Alto Adige. La provincia di Bolzano venne di fatto occupata e gestita dal personale militare e civile hitleriano. I rancori, i risentimenti e le tensioni si dilatarono.

Si può pertanto comprendere perché alla fine della Guerra emersero gruppi politici e taluni gruppi armati che peroravano la secessione del Sud Tirolo a favore dell’Austria ricorrendo anche ad attentati. E divennero sempre più frequenti gli attentati. Da parte loro i Tirolesi del Nord premevano sul Governo di Vienna per sostenere la ricongiunzione con l’Austria. 

Il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi ebbe quindi una brutta gatta da pelare. Venne avvantaggiato dal fatto che conosceva molto bene la delicata questione alto-atesina, essendo stato deputato del Trentino nel Parlamento di Vienna. E la inserì nel puzzle della Conferenza di Pace in cui si trovò a rappresentare l'Italia nella disagevole duplice veste di ex-nemica sconfitta e di alleata dei vincitori dal settembre 1943 al 1945.

De Gasperi predilesse il percorso di accordo diretto tra Italia e Austria tramite un lavoro diplomatico intenso e discreto. Trovò nel Ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber un interlocutore anch’egli orientato verso una soluzione equanime di quel nodo complicato, che diversamente avrebbe potuto sfociare in un inasprimento dei rapporti tra Italia e Austria e all’interno in una probabile Guerra Civile.

Ne scaturì un accordo ampio e articolato. Vennero riconosciute alla popolazione di lingua tedesca alcune prerogative essenziali: il diritto di usare la propria lingua nelle istituzioni, nelle scuole, nei tribunali e negli Ospedali, negli esercizi pubblici e in tutte le varie espressioni della vita sociale, economica e comunitaria. Vennero stabilite le denominazioni bilingui di tutti i toponimi (dai centri urbani a quelli dei masi nelle montagne). Furono concessi il ritorno di coloro che erano andati via nel 1939 e il recupero dei cognomi forzatamente italianizzati. Furono varate norme speciali favorevoli per i cittadini che volessero fare impresa in Alto Adige o vi collocassero le sedi legali.

Venne assicurata e poi attuata la rappresentanza autonoma della minoranza di lingua tedesca a livello parlamentare, sia alla Camera che al Senato della Repubblica italiana, lasciando così la porta aperta a successive modifiche migliorative concordate tra lo Stato e i rappresentanti politici alto-atesini. Modifiche che vennero discusse e approvate gradualmente sino al definitivo gradimento delle parti nel 1995.

De Gasperi subì per quell’accordo attacchi oltraggiosi. Venne accusato di cedimento della sovranità nazionale, di arrendevolezza nei confronti della popolazione di lingua tedesca, di parteggiamento per l’Austria. Il tempo gli ha dato ragione, dimostrando che la sua azione politica fu intelligente e saggia. Tolse ai gruppi estremisti gli appigli cui aggrapparsi, disinnescando la miccia e gettando le basi di una coesistenza che pian piano ha superato odi, rancori e diffidenze tra le due comunità.

Una testimonianza visibile della progressiva integrazione grazie all’Accordo del 1946 è quella nel mondo dello sport. Basta ricordare quanti alto-atesini di lingua tedesca o ladina abbiano gareggiato e vinto per l’Italia nelle varie specialità dello sci (Gustav Thoeni su tutti) e nello slittino, nei tuffi con Di Biasi e i Cagnotto padre e figlia, per finire nel tennis con Yannik Sinner.

*APPENDICE

IL TESTO DELL'ACCORDO DI PARIGI
  1. Gli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano e quelli dei vicini comuni bilingui della provincia di Trento, godranno di completa eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana, nel quadro delle disposizioni speciali destinate a salvaguardare il carattere etnico e lo sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca. In conformità dei provvedimenti legislativi già emanati od emanandi, ai cittadini di lingua tedesca sarà specialmente concesso:
    • l’insegnamento primario e secondario nella loro lingua materna;
    • l’uso, su di una base di parità, della lingua tedesca e della lingua italiana nelle pubbliche amministrazioni, nei documenti ufficiali, come pure nella nomenclatura topografica bilingue;
    • il diritto di ristabilire i nomi di famiglia tedeschi che siano stati italianizzati nel corso degli ultimi anni;
    • l’eguaglianza di diritti per l’ammissione a pubblici uffici, allo scopo di attuare una più soddisfacente distribuzione degli impieghi tra i due gruppi etnici.
  2. Alle popolazioni delle zone sopraddette sarà concesso l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo, nell’ambito delle zone stesse. Il quadro nel quale detta autonomia sarà applicata sarà determinato, consultando anche elementi locali rappresentanti la popolazione di lingua tedesca.
  3. Il Governo italiano, allo scopo di stabilire relazioni di buon vicinato tra l’Austria e l’Italia, s’impegna dopo essersi consultato con il Governo austriaco, ed entro un anno dalla firma del presente Trattato:
    • a rivedere, in uno spirito di equità e di comprensione, il regime delle opzioni di cittadinanza, quale risulta dagli accordi Hitler-Mussolini del 1939;
    • a concludere un accordo per il reciproco riconoscimento della validità di alcuni titoli di studio e diplomi universitari;
    • ad approntare una convenzione per il libero transito dei passeggeri e delle merci fra il Tirolo settentrionale e il Tirolo orientale, sia per ferrovia che, nella misura più larga possibile, per strada;
    • a concludere accordi speciali tendenti a facilitare un più esteso traffico di frontiera e scambi locali di determinati quantitativi di prodotti e di merci tipiche tra l’Austria e l’Italia.

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