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15 gen
Pasquale Amato _ Amato - Umberto Zanotti Bianco _ Visualizzazioni: 10243

Pasquale Amato - UMBERTO ZANOTTI BIANCO. UN UOMO DEL NORD CHE AMÒ IL SUD SCEGLIENDO DI ESSERE FIGLIO ADOTTIVO DI REGGIO-REGHION.

Pasquale Amato - UMBERTO ZANOTTI BIANCO. UN UOMO DEL NORD CHE AMÒ IL SUD SCEGLIENDO DI ESSERE FIGLIO ADOTTIVO DI REGGIO-REGHION.

Nato a Canea nell’isola di Creta nel gennaio 1889 da padre piemontese e madre inglese, Umberto Zanotti Bianco scese, non ancora ventenne, a Reggio dopo il terremoto del 1908. Fu un colpo di fulmine: s'innamorò di Reggio, dell'Aspromonte e del Sud e fece della causa del riscatto del Mezzogiorno lo scopo della sua vita. A tal punto da rinunciare a fiorenti prospettive personali in campo letterario per restare al fianco delle nostre popolazioni e lottare assieme alle migliori menti ed ai più elevati spiriti del Sud.

Il giovane intellettuale già nel 1909 condusse un’inchiesta sull'Aspromonte Occidentale che scosse gli animi e destò l'attenzione sugli aspetti socio-economici collocandosi sul terreno opposto a quello preferito già allora dai grandi mass-media, propensi più a ricercare storie avventurose di briganti che a comprendere e correggere le condizioni d'indigenza delle popolazioni.

Tutti riconoscono che non è facile operare seguendo una strategia di largo respiro in una realtà così drammatica come la provincia di Reggio, "tanto è piena di pietre e di spine" come scriveva Alvaro.

Ma occorre anche reiventarla in una dimensione nuova, diversa, ritrovando il coraggio di pensare come questo anglo-piemontese che non si piegò e non prese la "via facile" della fuga. Lui che poteva benissimo farlo perchè niente - né l'origine familiare, né la nascita, né l'istruzione- lo legava a questa realtà.

Lui, il conte Zanotti, che per origini sociali (ambienti diplomatici piemontesi e inglesi) e per formazione culturale era lontano anni luce da questa realtà.

Lui, l'intellettuale raffinato e ricercato in tutti glì ambienti più elevati dell'elite culturale non soltanto italiana ma internazionale, preferì rinunciare ad una vita intrisa di successi letterari personali per gettarsi a capofitto in imprese “al limite del possibile" nelle sperdute contrade dell'Aspromonte. Non per descriverlo in termini scandalistici, ma dapprima per conoscerlo e capirlo e poi per rimboccarsi le maniche ed operare.

E delle sue tante e positive opere nella montagna reggina ho parlato il 23 gennaio 1918 nella Sezione Aspromonte del Club Alpino Italiano di Reggio Calabria.

A questo straordinario personaggio, che rifiutò sempre il fascismo subendone dal 1928 la sorveglianza speciale e dal 1941 il confino, ho dedicato una parte notevole della mia attività professionale di Storico, rifiutando di farlo finire nell'oblio dopo la morte nell'agosto del 1963. Oblio ingiusto dovuto alla sua non adesione ad alcun partito. Oblio che ho ritenuto insopportabile e che comunque venne interrotto dal Presidente Luigi Einaudi che nel 1952 lo nominò Senatore a vita. Oblio che ho interrotto nel 1981 con due volumi editi da Marsilio, un convegno internazionale e una Mostra fotografica nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, patrocinati dal Presidente Sandro Pertini e dal Ministero per il Mezzogiorno retto dal socialista reggino-messinese Nicola Capria. Iniziativa in cui venne analizzata e evidenziata la sua figura non soltanto per le innumerevoli attività in cui sacrificò tutte le sue energie in particolare a favore di quella che oggi è la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ma non disdegnando di dare un contributo per valorizzare e difendere l'intero Mezzogiorno sul piano culturale, educativo, economico, sanitario, storico e archeologico. Non di sottrasse altresí a dare contributi di idee e di azioni concrete ovunque fosse necessario o sollecitato anche fuori di quello che amava definire "il mio Mezzogiorno". Si espose sempre - da vero intellettuale che non disdegnava di scendere in campo anche in imprese disperate e mai chiuso in una posizione ipocrita e opportunistica di comoda assuefazione al potere - guidando imprese al limite delle sue forze, vincendone molte e perdendone alcune. Ma facendo prevalere sempre il suo totale disinteresse personale accompagnato dalla giustezza della causa.

Sono orgoglioso di averlo fatto conoscere e apprezzare da intere generazioni di studenti della Facoltà di Scienze Politiche dell'Ateneo messinese e dell'Università per Stranieri di Reggio Calabria. E di averlo proposto come esempio di vita vissuta laicamente e intensamente al servizio degli umili e degli oppressi, della cultura, della storia e dell'umanità. Mai per opportunismo o per interesse personale


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