"Buona Pasqua" ai tempi del "Corona Virus" - che dopo un anno sta ancora sconvolgendo il mondo - è una frase ardua da pronunciare e da scrivere, mentre imperversano tragicamente i contagi e i decessi. Piuttosto è meglio meditare in solitudine sui destini dell'umanità e sognare e ipotizzare cosa faremo quando la tempesta sarà finita. Non sarà possibile tornare semplicemente indietro. La pandemia ha lasciato già e lascerà un segno indelebile come tutte le altre che si sono succedute nella storia dell’umanità.

   Nell'Atene di Pericle, la peste del 430-429 aC decimò la metà della popolazione ed ebbe come vittima più illustre lo stesso leader che aveva portato al massimo sviluppo la democrazia ateniese nei circa trent'anni precedenti. Dopo la pandemia Atene non fu più la stessa città-stato di prima. Gli effetti psicologici personali, descritti mirabilmente dal più grande storico antico - l'ateniese Tucidide – incisero su atteggiamenti e comportamenti collettivi in tutti i settori. Cambiarono la politica, l’economia, la cultura, l’insieme della società. E la città che aveva primeggiato per due terzi di un secolo nel mondo ellenico e aveva brillato come città-mondo del V Secolo venne percorsa da crisi ricorrenti e non tornò più ai suoi anni d’oro.

   Dobbiamo quindi immaginare un futuro in cui tante abitudini pre-pandemia risentiranno di tutte le novità sospinte dallo stato di necessità determinato dal virus invisibile e terribile. Dobbiamo apprestarci al post-pandemia con una propensione ad amalgamare le differenze tra come eravamo e come stiamo ancora vivendo. Coltivando la speranza per un mondo migliore di quello che c’era prima del marzo 2020. Mondo che non era tutto rose e fiori. Era viceversa percorso da molteplici disfunzioni e da innumerevoli ingiustizie economiche e sociali, interne ad ogni comunità e nelle relazioni e tensioni internazionali.