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17 gen
Pasquale Amato _ Storia _ Visualizzazioni: 38801

Pasquale Amato. PIETRO NENNI E LA RICERCA DI UNA VIA DOPO LA COCENTE SCONFITTA DEL 18 APRILE 1948

Pasquale Amato. PIETRO NENNI E LA RICERCA DI UNA VIA DOPO LA COCENTE SCONFITTA DEL 18 APRILE 1948

Il 2 gennaio 1980 l'Italia perse un gigante della politica: Pietro Nenni, prestigioso leader del socialismo italiano ed internazionale. Mi fa piacere ricordarlo in un momento così difficile della storia. Riporto l'articolo che scrissi per l'Avanti su invito del Direttore Ugo Intini.

Ho iniziato la revisione di esso a 40 anni di distanza aggiungendo informazioni che per i lettori dell'Avanti! di allora erano scontate, ma per chi legge oggi non lo sono altrettanto. E' una revisione necessaria per trasformare quell'articolo di storia in una pagina di storia. Avverrà a tappe.  

Il 18 aprile 1948 segnò la sconfitta più cocente della lunga ed intensa vita politica di nenni. Ladelusione tra le file socialiste per la doppia sconfitta del Fronte e nel Fronte fu cocente. Idisorientamento e la polemica si accesero ovunque nel partito. La tempesta del malcontento e del risentimento investì soprattutto i due maggiori fautori della scelta della lista unica del Fronte - Nenni e Morandi - e fece cadere Basso da Segretario.  Portò infine al successo, nel Congresso Straordinario di Genova svoltosi tra il 27 giugno e il 1° luglio, la mozione di "Riscossa Socialista", guidata da Riccardo Lombardi, Vittorio Foa e Alberto Jacometti.

Iniziò allora la convulsa ricerca, da parte dei socialisti e di Nenni in paerticolare, di tutte le vie per risorgere e per riconquistare il ruolo dei protagonisti e di grande partito di massa. Si trattava di reagire al dato di fatto di un partito fortemente ridimensionato della sua forza elettorale. Era passato dal 20% del 2 giugno 1946 (secondo partito dopo la DC e primo della sinistra) al 9% circa. La capacità di iniziativa era stata limitata dalla scissione di Palazzo Barberini del gennaio 1947 e dalla lotta fratricida che l'aveva preceduta e seguita. Le vicende laceranti del 1946-47 avevano infine portato a una riduzione consistente della presenza sociale, con la perdita della leadership nel sindacato CGIL, nella Lega delle Cooperative, in molte amministrazioni locali.

Nenni aveva creduto nell'unità d'azione con i comunisti sin dal 1934 ed aveva pensato di esorcizzare all'interno della lista unica la superiorità organizzativa dei comunisti con la sua arte oratoria e con accordi di vertice sulle preferenze che il PCI non rispettò. Mentre gli elettori socialisti votarono, seondo le loro attitudini libertarie, in ordine sparso, i militanti comunisti seguirono con disciplina militaresca gli ordini del partito nella scelta delle preferenze. In pratica, nell'ambito delle liste uniche le indicazioni delle preferenze degli elettori comunisti si  concentrarono sui candidati ordinati dal Partito, mentre le scelte degli elettori socialisti si erano disperse liberamente. Pertanto nel conteggio finale delle preferenze gli eletti comunisti  erano risultati nettamente superiori rispetto ai socialisti, ridotti a un piccolo gruppo corrispondente al 9% del 39% dei voti del Fronte Popolare. Nenni uscì da quell'esperienza profondamente scosso e soprattutto scottato per sempre con i comunisti. Aveva riposto fiducia in un loro comportamento leale ed era stato tradito. Aveva creduto davvero nella Lista unica del Fronte mentre per Togliatti e il PCI essa era stata soltanto una scelta tattica temporanea.

Cionondimeno, sempre saldamente ancorato alla sua preoccupazione di non lasciare il partito senza alleanze stabili, nello scontro tra la tesi di Riccardo Lombardi di un partito autonomo nella sinistra e quella di Rodolfo Morandi di un partito "ausiliario" del PCI con autonomia limitata e con struttura organizzativa di stampo stalinista, scelse di appoggiare la seconda. Considerò che in quel frangente, vista la condizione di estrema debolezza del partito, fosse toppo rischioso impegnare una polemica accesa a sinistra con il PCI senza poter contare su una valida alleanza alternativa. L'acuirsi del clima politico interno ed internazionale - ormai in piena "Guerra Fredda" - rendeva lo scontro sociale e politico ogni giorno più aspro.

(... Continua nell'articolo riprodotto, dal'inizio della seconda colonna della prima pagina).


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