Pasquale Amato - GIORNATA DELLA MEMORIA. FERRAMONTI DI TARSIA, UNICO LAGER NON LAGER
Il campo di Ferramonti fu il più grande campo di concentramento italiano. Fu aperto il 20 giugno ’40 in una zona impervia e infestata dalla malaria nel territorio del Comune di Tarsia. Fu affidato alla gestione della Pubblica Sicurezza, con l’alternanza di due Direttori: i romani Paolo Salvatore e Domenico Fraticelli.
Il comandante militare fu invece sempre il Maresciallo Gaetano Marrari di Reggio Calabria
Nonostante fosse sempre un Campo di internamento e non un Hotel, malgrado l’ambiente malsano e malarico e una gestione pessima del Medico del Campo, a Ferramonti non vi furono le nefandezze dei campi di Sterminio Nazisti.
E Grazie all’umanità del Maresciallo Marrari fu l’unico lager non lager.
… l’unico dove bambini e anziani non vennero eliminati ma tutelati e assistiti. Dove nacquero un asilo, una scuola in più lingue, attività ricreative.
L’unico dove i bambini del campo in estate venivano portati al vicino paese di Tarsia per offrire loro il gelato
L’unico dove l’assistenza sanitaria venne autogestita, seppur per necessità, dai medici internati. Dove le famiglie non furono distrutte ma vi si celebrarono matrimoni
L’unico dove vi furono rari casi di maltrattamenti e attività sociali ed educative reali
… dove si tennero concerti, spettacoli teatrali, conferenze
… l’unico dove, invece di docce al gas e forni crematori, vi fu un solo forno per il pane azzimo degli ebrei
… l’unico senza ceneri umane dissolte al vento ma soltanto decessi per cause naturali o malaria
… l’unico che non conobbe fughe ma permessi giornalieri per lavoro da cui tutti rientrarono sempre
Il maresciallo Marrari fu uomo di legge e al servizio della legge. Ma interpretò leggi razziali e ordini superiori filtrandoli con la sua autonomia di pensiero il suo senso di giustizia e la sua umanità.
Si inventò un suo personale modo di gestirli e rifiutò di applicarli in maniera cieca, gelida e disumana.
Così facendo, tradusse un atto di insensata e feroce ingiustizia in un miracolo di tolleranza e di umanità.
Dimostrò che sarebbe stato possibile non macchiare la storia del ‘900 con lo sterminio di sei milioni di innocenti se altri comandanti si fossero comportati come lui.
Un ex-internato lo definì
“una stella che brillò nel cielo grigio e denso di fumo umano,
squarciando la follia dei campi dell’olocausto”.
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